Esistono numerosi testi classici che espongono i principi fondamentali necessari per una corretta pratica del Tai Chi Chuan – Taijiquan.
Quasi tutti sono stati pubblicati nei primi decenni del nostro secolo e, spesso, la loro attribuzione ai diversi maestri è molto dubbia.
In questa sede abbiamo riportato il trattato scritto da Chen Weiming presumibilmente dettatogli dal grande Maestro Yang Chenfu, depositario dello stile Yang, praticato anche nella nostra scuola. Questo scritto, come tutti i classici, contiene numerose istruzioni per l’utilizzazione marziale dell’energia interna. Le istruzioni sono semplici e dirette e quindi, se seguite scrupolosamente, aiutano realmente ogni praticante a migliorare la propria abilità.
La frequenza di corsi o lezioni individuali di Tai Chi Chuan è naturalmente la base indispensabile ma è solo il paziente lavoro individuale che consente di ottenere risultati concreti. Aggiungiamo inoltre che conoscere, anche solo a livello teorico i seguenti 10 principi può costituire una valida base anche per valutare il livello di eventuali istruttori e questo è realmente molto importante in questo momento storico nel quale la larga diffusione del Tai Chi Chuan, purtroppo, non coincide affatto con un buon livello di pratica.
I DIECI PRINCIPI ESSENZIALI DEL TAIJIQUAN Dettati da Yang Chenfu – scritti da Chen Weiming
1) ESSERE VUOTI ED AGILI MANTENENDO L’ENERGIA NEL SINCIPITE
Mantenere l’energia nel sincipite significa tenere la testa ben diritta, in modo che l’energia spirituale sia
collegata col sincipite (sommità del capo). Non usate la forza muscolare, che
irrigidirebbe il collo e non favorirebbe la circolazione del sangue e del
soffio.
collegata col sincipite (sommità del capo). Non usate la forza muscolare, che
irrigidirebbe il collo e non favorirebbe la circolazione del sangue e del
soffio.
2) TIRARE LEGGERMENTE INDIETRO IL PETTO E TENDERE LA SCHIENA
Tirare in dentro il petto consiste nel tirarlo leggermente verso l’interno,lasciando “sprofondare” lo sterno nel torace affinché il soffio scenda a concentrarsi nel Dan Tian.Evitate di gonfiare il torace, altrimenti, essendo il soffio compresso all’altezza del petto, la parte superiore del corpo sarà pesante, la parte inferiore leggera e i piedi tenderanno a perdere stabilità. Tendere la schiena consiste nel far aderire il soffio al dorso. Tirare indietro il petto comporta naturalmente un tendersi del dorso, che consente di emettere la forza partendo dalla colonna vertebrale, e non avere più rivali.
3) RILASSARE LA VITA
La vita è la dominatrice di tutto il corpo. I piedi hanno forza e il bacino equilibrio solo se si è capaci di rilassare la vita. I passaggi dal “pieno’’ al “vuoto’’ si effettuano cominciando con i movimenti circolari della vita. Per questo si dice: la fonte del comando sta nella vita. La carenza di forza proviene dalla vita e dalle gambe.
4) DISTINGUERE IL “PIENO’’ E IL “VUOTO’’
Nell’arte del Taijiquan il primo principio consiste nel saper distinguere il pieno e il vuoto. Se l’intero corpo è appoggiato alla gamba destra, si dice che la gamba destra è “piena’’, e la gamba sinistra è “vuota’’, e viceversa. I movimenti circolari non vengono effettuati con leggerezza, agilità e senza il minimo sforzo, se non si sanno distinguere il “pieno’’ e il “vuoto’’; altrimenti gli spostamenti saranno pesanti e maldestri, il corpo mancherà di stabilità e si perderà facilmente l’equilibrio, per opera dell’avversario che ci attira.
5) ABBASSARE LE SPALLE E LASCIAR CADERE I GOMITI
Abbassare le spalle consiste nel rilassarle e nel lasciarle cadere; se non si riesce a rilassarle e a farle cadere, esse sono alzate, il che comporta una risalita del soffio e di consegueza una mancanza di forza in tutto il corpo. Lasciar cadere i gomiti lungo il corpo vuol dire rilassarli. Se essi sono alzati, le spalle non possono essere basse, di modo che è difficile respingere molto lontano l’avversario.
6) USARE LA FORZA CREATRICE E NON LA FORZA MUSCOLARE
Nel Trattato sul Taijquan è scritto: «Tutto risiede nell’uso del pensiero al posto della forza». Durante la pratica del Taijiquan, l’intero corpo è disteso, affinché non resti e non stagni tra le ossa, i muscoli o le vene, la minima quantità di energia rudimentale, che equivarrebbe a impacciare la propria azione da soli. Solo in tal caso, quando il corpo è disteso, si possono eseguire i passaggi da un movimento all’altro con leggerezza e facilità, ed effettuare i movimenti circolari con naturalezza. Alcuni mettono in dubbio che sia possibile avere una durevole forza senza l’impiego della forza muscolare, ma è indubbio che il corpo umano possiede dei canali di circolazione del soffio, così come la terra ha i suoi ruscelli. Se i ruscelli non sono ostruiti, l’acqua scorre; se le vene non sono otturate, il soffio circola. Quando un’energia rigida riempie tali canali, il sangue e il soffio sono intralciati, i movimenti circolari mancano di agilità, ed è sufficiente tirare anche un solo capello, perchè tutto il corpo si sposti. Se invece della forza muscolare si utilizza il pensiero creatore, laddove arriva il pensiero, arriva il soffio. In tal modo il sangue ed il soffio circolano costantemente nel corpo senza fermarsi un solo istante. Grazie a un lungo allenamento, si acquista la vera energia interiore e, come è detto nel Trattato sul Taijiquan: «L’agilità e la flessibilità estreme producono la resistenza e la rigidità estreme». Coloro che hanno familiarità con la tecnica del Taijiquan e la posseggono, hanno braccia simili al ferro avvolto nel cotone, e in esse la forza è profondamente nascosta, mentre i discepoli della scuola exoterica manifestano nell’azione forza muscolare, e nell’inazione danno l’impressione di fluttuare. Ciò prova che la loro forza muscolare non è altro che un’energia superficiale. Quando si impiega la forza muscolare al posto del pensiero creatore, l’avversario riesce a incitarvi a muovere molto facilmente, e questo non merita la nostra stima.
7) COLLEGARE L’ ALTO E IL BASSO
Collegare l’alto con il basso, vuol dire conformarsi al seguente principio, enunciato nel Trattato sul Taijiquan: «L’energia ha le sue radici nei piedi, si sviluppa nelle gambe, è comandata dalla cintura e si manifesta dalle dita. Dai piedi, alle gambe, alla cintura, è necessaria un’unità perfetta». Ogni movimento dei piedi corrisponde a un movimento della vita; quando si muovono i piedi, si muove contemporaneamente l’energia spirituale degli occhi (lo sguardo) e li segue; in questo modo si può dire che l’alto e il basso sono collegati; ma se anche una sola parte del corpo non si muove con il resto, si ha disordine e disgregazione.
8) UNIRE L’INTERNO CON L’ESTERNO
Il lavoro del Taijiquan è un lavoro di energia spirituale. È per questo che si dice: «L’energia spirituale è il maestro, il corpo è il suo aiutante». Se si riesce a mettere in movimento la forza vitale, i movimenti sono spontanei, leggieri e agili. La concatenazione di movimenti segue i princìpi (di alternanza) di “pieno’’ e “vuoto’’, di apertura e di chiusura. Quando si parla di apertura, non si tratta necessariamente dell’apertura delle mani e dei piedi, ma anche dell’apertura del pensiero e dello spirito. Se l’interno e l’esterno possono essere riuniti in un solo soffio, tutto è perfetto.
9) LEGARE I MOVIMENTI SENZA INTERRUZIONE
Nelle arti di combattimento della scuola exoterica, l’energia impiegata è l’energia rudimentale del “Cielo posteriore’’. Vi sono dunque inizi, fermate, concatenazioni, interruzioni. È proprio nel momento in cui la vecchia forza giunge alla fine e la nuova non è ancora nata, che si può essere vinti più facilmente. Ma poiché nel Taijiquan si usa il pensiero e non la forza muscolare, tutto è legato senza interruzioni dall’inizio alla fine; quando una rivoluzione è finita, un’altra comincia, e il movimento circolare scorre senza fine. Nel trattato originale è scritto: «La lunga boxe assomiglia ai flutti di un lungo fiume o del mare, che si muovono continuamente e senza fine». O ancora: «Fate sì che l’energia si muova come il filo di seta che si srotola dal bozzolo». Tutti questi paragoni suggeriscono lo stesso concetto, che tutto è collegato da un solo soffio.
10) CERCARE LA CALMA IN SENO AL MOVIMENTO
Nelle arti marziali della scuola esterna, la capacità di saltare è considerata molto importante, e, a tale scopo, la forza muscolare e il soffio vengono sfruttati fino al loro esaurimento. Perciò, dopo essersi esercitato, il boxeur è sempre ansimante. Nel Taijiquan il movimento è diretto dalla calma; benché si muova, colui che esegue resta calmo; è dunque preferibile eseguire il più lentamente possibile la concatenazione dei movimenti. Grazie alla lentezza, la respirazione diventa lunga e profonda, il soffio è concentrato nel Dan Tian, e le arterie del praticante non pulsano troppo velocemente. Gli adepti devono sforzarsi di comprendere tutto ciò; pochi sono coloro che vi riescono.